Tenori di fondo geochimici (geochemical baselines) e valutazione del rischio ambientale nei sedimenti marino-costieri del sito inquinato di Bagnoli
Il sito di Bagnoli, una delle più grandi aree industriali italiane dismesse e in fase di bonifica, è situato nel settore occidentale del territorio urbano della città di Napoli (Sud Italia), all’interno del campo vulcanico attivo dei Campi Flegrei. Il progetto di bonifica, finanziato dal governo italiano, è iniziato nel 1996 ed è stato esteso ai sedimenti marino costieri, di fronte al sito inquinato, nel 2001.
Sono stati raccolti un totale di 384 campioni di sedimenti marini da 128 pozzi a diverse profondità (0-20 cm, 20-30 cm, 30-50 cm, 100-120 cm, 150-180 cm, 180-200 cm, 280-300 cm, e 380-400 cm) dai fondali marini lungo la costa. I campioni analizzati mostrano che l’area costiera di fronte al sito inquinato di Bagnoli è fortemente contaminata da metalli, la cui distribuzione sembra essere controllata dalla dimensione dei granuli, dei sedimenti marini, e dalla presenza di composti organici (IPA e PCB).
La mappatura geochimica ed il risultato dell’analisi fattoriale R-mode, ci hanno permesso di identificare le acque sotterranee, emesse dal sito inquinato al mare, attraverso una struttura artificiale (“Colmata a mare”) limitata da due moli e riempita da rifiuti, scorie e materiale di discarica, come principale fonte di contaminanti.
Poiché la contaminazione da metalli delle acque sotterranee è risultata essere per lo più dipendente da un naturale processo idrotermale di arricchimento, legato all’attività vulcanica dei Campi Flegrei, sarebbe necessario un progetto di bonifica principalmente per gli IPA e i PCB che, nei sedimenti marini di fronte la costa di Bagnoli, si presentano ben al di sopra dei livelli di concentrazione consentiti dalla legge italiana.
Estratto da Albanese, S. at al., 2010. Geochemical baselines and risk assessment of the Bagnoli brownfield site coastal sea sediments (Naples, Italy). Journal of Geochemical Exploration, Volume 105, Issues 1–2, Pages 19-33 (2010).
https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0375674210000191